martedì 25 aprile 2017

Gorges du Verdon


Le pareti delle Gorges du Verdon.
Ogni scalatore appassionato dovrebbe recarsi almeno una volta nelle Gorges du Verdon per assaporare l'essenza dell'arrampicata libera sportiva. Sono tanti i motivi che spingono qui e non altrove: principalmente l'eccezionale concentrazione di belle vie in un ambiente unico.
Dalla Valle d'Aosta non è proprio dietro l'angolo ma il viaggio vale veramente la pena. La primavera e l'autunno sono le stagioni migliori; quest'anno optiamo per la prima soluzione. C'è da dire poi che nelle Gorges si può scalare su tutte le esposizioni... praticamente tutto l'anno.
Il primo giorno, dopo il viaggio, ci siamo subito catapultati su un "monumento del Verdon" come dice giustamente la topoguida. Sono solo tre tiri ma di assoluta bellezza oltre che di valore storico: *L'ange en décomposition* (100 m 7a max, 6c obbl.). Ho sempre avuto un certo timore reverenziale nei confronti di questa linea, descritta da molti come ormai quasi inscalabile a causa della roccia consumata. Meglio andare a verificare di persona. Primo tiro ok, non facile ma neppure difficile. Il secondo è the pitch... Purtroppo, dopo aver superato la prima sezione più impegnativa mi sono dimenticato che in Verdon l'utilizzo del pollice è fondamentale per tenere le prese, ghisandomi oltremodo in un moschettonaggio e rovinando stupidamente l'onsight. Poco male. Dopo aver piazzato i rinvii sul resto del tiro, son sceso immediatamente per ripeterlo in bello stile (grazie Ale per la pazienza): troppo bello! La roccia è un po' unta, è vero... ma nulla di particolarmente esagerato da impedire la scalata. Il grado, come dice qualcuno, è relativo ;-) Estremamente relativo se si pensa all'ultimo tiro; forse però qui è la chiodatura arlequin a togliere un po' di piacere. Poco importa, le prime due lunghezze fanno sicuramente perdonare l'ultima.
Dopo aver abbattuto il primo tabù, il secondo giorno abbiamo deciso di infrangerne un altro: *L'âge de raison* (200 m, 7b max, 6c obbl.) ovvero la mitica via aperta da Patrick Berhault sulla parete dell'Imbut. Mi piaceva inoltre l'idea di ricordare così il fuoriclasse francese che ci ha lasciati esattamente 13 anni fa sul Täschhorn. Questa volta sono partito super rilassato, con la (quasi) convinzione di sbagliare i tiri più difficili... invece no! Fortunatamente (e grazie alla chiodatura impeccabile) sono riuscito a scalare onsight il primo traverso di 7b; ripeterlo sarebbe stato complicato. Trovare la motivazione per scalare bene anche il successivo 7a+ non è stato difficile: è bastato alzare gli occhi e osservare la linea del tiro. Roccia semplicemente perfetta. Il seguito è un poco più semplice (mediamente attorno al 6c/+) ma continuo e sostenuto. Via magnifica. Un saluto agli amici trentini e genovesi che ci seguivano/affiancavano ;-)
Terzo giorno: esplorazione. Non ero mai stato nella zona della Passerelle de l'Estellié e ne abbiamo approfittato salendo una via che la sovrasta sul versante ombreggiato: *Enigma* (250 m, 7a max, 6c obbl.). Tanti escursionisti, nessuno in parete. L'itinerario serpeggia alla ricerca della difficoltà omogenea e della roccia di qualità, che non manca mai. Il tracciato è un po' tortuoso ma estremamente vario e piacevole (molto f.lli Remy-style); consigliato ad una cordata omogenea... i traversi sono tanti e lunghi! Salita senza sbavature in bello stile, con menzione particolare all'ultimo tiro: una cavalcata di 55 metri che non scende mai sotto il 6c... complessivamente 7a, majeur :-)
Per l'ultimo giorno ci voleva una bella via, non troppo lunga, non troppo impegnativa; ci siamo affidati ai consigli di Andrea che l'aveva percorsa pochi giorni prima e siamo andati a vedere *Zigo zago* (160 m, 7a max, 6b+ obbl.). Si trova in un settore dell'Escalès forse poco "scenografico" ed esposto ma la qualità della roccia è ragguardevole. Le difficolà sono ben distribuite lungo il percorso e inframmezzate da tratti più facili che consentono di godersi la scalata senza ingolfarsi. L2 e L4 sono sicuramente le più estetiche nonostante presentino sezioni intense piuttosto brevi. Altra bella scalata, ideale per concludere in bellezza il mini-trip verdoniano.